L’udito coinvolge un’enorme quantità di tessuto cerebrale ed è fortemente legato alle emozioni, che molto spesso risultano decisive nel processo d’acquisto, oltre che nel riconoscimento di un brand.
Per questo motivo, grandi nomi in settori merceologici diversi, come McDonald’s, MasterCard, BMW, Apple, Nescafè [tanto per citarne alcuni], investono milioni nel design della propria identità sonora.
Il sound branding comprende molti ambiti e attività [jingle, audio logo, branded music, narrazioni audio, colonne sonore, musiche d’attesa, playlist musicali, ambienti sonori, musica in-store…], ma se il tuo è un micro-brand o se stai costruendo il tuo personal branding, non hai per forza bisogno di grandi budget per iniziare a integrare l’elemento musicale nella tua strategia di brand marketing.
L’«Audio Impronta» [designed by ilRicky con il supporto dell’AI di Udio] racconta in sonoro lo stile, il tono, la storia, i contenuti, i colori, i valori, l’identità del tuo brand.
Puoi decidere di usarla come jingle, logo sonico, sigla della tua comunicazione, delle tue presentazioni o delle tue lezioni, come musica d’attesa del tuo centralino, suoneria, sveglia, audiobiglietto da visita digitale… Ed è assolutamente unica; proprio come un’impronta digitale.
L’idea è quella di evocare le parole chiave, il mood, i colori di un «brand» attraverso una traccia audio della durata variabile tra 2 e 3 minuti circa.
Oltre ai file audio nei formati .wav e .mp3 e nelle versioni strumentali e jingle, il pacchetto comprende anche una video animazione con i sottotitoli dei testi, e la copertina ottimizzata per il web.
A richiesta, posso fornirti anche i file STEM, per eventuali post produzioni alternative da parte tua.
Come per la «Playlist su Misura», anche l’Audio Impronta nasce dall’analisi della comunicazione tua o del tuo brand; ma in questo caso gli spunti iniziali sono forniti anche dalle risposte a un breve questionario.
E anche l’Audio Impronta può essere abbinata alla tua T-shirt Sonica in edizione speciale.



Alcune riflessioni generali sulla «GenAI».
Tempo fa avevo proposto al mio network di collegamenti su LinkedIn una sfida: ascoltare 5 tracce in sequenza e provare a distinguere quelle umane da quelle artificiali.
Alcune considerazioni sui risultati di quel «Song Contest»:
- rispetto a qualche mese fa, oggi è già molto difficile riconoscere immediatamente una «AI song» e tra un po’ sarà probabilmente impossibile;
- strumenti come Suno e Udio sono stati evidentemente allenati molto bene, ma personalmente mi rimangono tanti dubbi di carattere etico su questo tipo di allenamento;
- nell’oceano di artisti che vogliono «suonare come computer, è più facile per i computer suonare come computer» e il rischio è che «le compagnie potranno fare soldi bypassando i musicisti», perché il pubblico ascolterà questa «roba» [cit. Rick Beato].
Sono convinto, però, che questi nuovi strumenti basati sull’intelligenza artificiale generativa [GenAI] in campo musicale, possano essere ben sfruttati per creare meme musicali, sottofondi sonori personalizzati e altri contenuti originali, leggeri e coinvolgenti.
Una nota un po’ stonata era sicuramente la pronuncia in italiano, con la quale soprattutto Udio dimostrava talvolta di avere ancora qualche carenza. Ma anche quelle imperfezioni sono in continua fase di miglioramento.
Qui sotto puoi ascoltare alcuni esempi realizzati di recente… e se ti interessasse avere maggiori dettagli o informazioni su come poter lavorare insieme alla creazione della tua «Audio Impronta», contattami pure via mail o su LinkedIn.
«Audio Impronte» e touchpoint aziendali: il centralino.
«Parliamo delle musiche di attesa delle aziende e dei call center e diciamolo che sono inascoltabili. Cosa proporresti a un brand che vuole distinguersi anche da questi dettagli?».
Questa è stata una delle domande a cui ho risposto quando sono stato intervistato nell’episodio di un podcast dal format molto interessante: «Link in Podcast».
Durante l’audio intervista [pubblicata su Spotify], ho raccontato ad esempio il caso di Apple e di come abbia implementato la qualità musicale dei tempi d’attesa telefonici per il supporto dell’Apple Care.
Ovviamente Apple non ha i limiti di noi comuni mortali e può ad esempio permettersi di pagare migliaia di dollari al mese per i diritti di diffusione e sincronizzazione delle tracce audio delle proprie «playlist d’attesa».
Però, in effetti, la scelta delle musiche d’attesa che ci capita di ascoltare ogni giorno sono piuttosto rinunciatarie e tutte molto simili tra loro.
I motivi, oltre a quello dei diritti musicali, sono anche tecnici: qualità lo-fi del mezzo, taglio di alcune frequenze, durata…
Spesso le aziende optano così per un genere strumentale [la musica classica] che può piacere a tutti; con un tripudio di Bach, minuetti in sol di Beethoven e 4 Stagioni di Vivaldi.
Inoltre un sottofondo troppo piacevole, secondo alcuni studi, potrebbe portare a concentrarsi sull’elemento musicale, con la sensazione di aver passato in attesa ancora più tempo.
Rimane il fatto che il telefono, anche nell’attesa di parlare con un operatore [e di non riattaccare, «per non perdere la priorità acquisita»], potrebbe essere uno dei «touchpoint» strategici, da sfruttare magari per comunicare/evocare ulteriori elementi del nostro brand o del nostro particolare sistema d’offerta.
* Se occorresse, oltre alla versione completa dell’«Audio Impronta», potrebbero essere fornite anche due tracce: un’intro e un finale da 30 secondi circa.

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