Qualche settimana fa sul sito di Visual Capitalist è stato pubblicato il report (come al solito accompagnato da un stilosissima infografica) della loro analisi per stilare la classifica dei Top 50 Social Media Influencer: i profili social personali con più follower totali al mondo, considerando tutte le piattaforme (Twitter, Facebook, Instagram, YouTube, TikTok, Twitch…).

Cristiano Ronaldo, fresco di polemiche per il gesto anti-bibite gasate durante la conferenza stampa a Euro 2020, si conferma la persona più seguita al mondo, nonostante l’assenza da TikTok, in virtù della sua platea di 517 milioni di follower (dato di aprile 2021): la social media reach più ampia e potente al mondo per quanto riguarda un personaggio pubblico.
Dando una prima occhiata veloce alla classifica balza però agli occhi un numero molto interessante, confermato dall’analisi dei dati: esattamente la metà dei 50 Top Influencer appartiene al mondo della Musica.

Il dato risulta ancora più sproporzionato se si considera solamente la top ten: il 60% dei personaggi nelle prime dieci posizioni viene dal mondo della musica pop.
Il secondo posto, sempre come settore principale di provenienza, è occupato da Cinema&TV con solo il 18%.
Il dato è praticamente lo stesso anche se si confrontano i follower totali: 53% nella Musica e solamente il 15% (seconda posizione) per Cinema & Televisione, con lo Sport (13%) al terzo posto.
Se eliminassimo i follower di Cristiano Ronaldo (un pioniere social nel suo campo da gioco), quelli musicali salirebbero al 65% del totale, mentre gli sportivi scenderebbero all’8.

Economia Rock e Social Media.
A mio parere questo dato è un’ulteriore conferma di quanto siano vere le parole di Alan Krueger (“Rockonomics: A Backstage Tour of What the Music Industry Can Teach Us About Economics and Life“) rispetto a quanto l’economia sia alla base della musica che viene creata e prodotta e a quanto i mercati (a partire da quello musicale) siano sempre più dominati da poche superstar.
Gli economisti o i marketers potrebbero apprendere nuovi punti di vista sull’economia e sul comportamento umano dalle tante lezioni sulla sopravvivenza e sul successo provenienti dall’industria musicale.
Dal punto di vista economico, l’industria musicale è relativamente piccola (fino a qualche anno fa rappresentava appena il 2% del mercato dell’intrattenimento).
Nel Nord America il solo football universitario e agonistico fa registrare più fatturato dell’intero comparto musicale; eppure nelle prime 50 posizioni di questa classifica ci sono solo 5 personaggi sportivi: 3 sono fuoriclasse di uno sport, il calcio, ancora marginale negli Stati Uniti, uno è un campione indiano di cricket (Virat Kohli) e LeBron James è l’unico rappresentante degli sport USA.
Non penso che questo strapotere musicale sia una questione di contenuti potenzialmente più coinvolgenti di altri, quanto di una necessità, da parte delle popstar musicali, di continuare a sperimentare per generare valore economico in un settore che, solo negli ultimi anni, ha subito almeno 3 rivoluzioni tecnologiche potenzialmente devastanti, tra digitalizzazione, peer-to-peer, downloading e audio streaming.
Basta analizzare il quinto posto di Taylor Swift, musicista assolutamente mediocre (se paragonata ad esempio a Lionel Messi, numero 2 del calcio e numero 11 in classifica), ma imprenditrice (online e offline) clamorosamente innovativa e di successo.
Per leggere l’articolo e i dati completi della Classifica, puoi andare sulla pagina di visualcapitalist.com.
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