I Sonic Youth sono il mio grande unico gruppo preferito.
Visti dal vivo un sacco di volte, alcuni miei compagni giovanili di festival musicali li definiscono un gruppo “da pizza e birra”, in quanto tutti tranne me durante i festival in corso potevano finalmente concedersi un giro di cibo e bevande approfittando della session dei Sonic Youth.
Per me, ovviamente, quello rappresentava invece l’apice musicale della giornata.
Ciò che ho sempre ammirato di più in Kim Gordon e Thurston Moore (basso/voce e chitarra/voce dei Sonic Youth, nonché ex moglie e marito) è una profonda apertura mentale e curiosità sperimentale verso generi e culture diverse, dal punk hardore al jazz passando per il blues rock dei Fleetwood Mac, il dance-pop di Madonna o il rap degli anni ’80.
Kool Thing, uscito nel giugno del ’90, è stato il primo loro videoclip prodotto da una major (la Geffen Records).
Come raccontato dalla stessa Kim Gordon, le parole del brano sono state ispirate da una sua precedente esperienza di un anno prima come improbabile intervistatrice di LL Cool J per conto della rivista musicale Spin, durante la quale venne fuori tutta l’apertura mentale e l’attitudine genuinamente punk di lei, in contrapposizione alla chiusura stereotipata e misogina dell’intervistato rapper.
Una riflessione che mi ha colpito è stata quella sugli aspetti in comune tra la scena hardcore punk e la musica rap: “It’s something that excludes white mainstream culture”. Riflessione che lasciò LL Cool Jay del tutto indifferente…
I riferimenti a quell’episodio non erano stati esplicitati allora, ma sono evidenti sia nel testo (“I don’t think so” ripetuta più volte come in “Going Back to Cali” di LL Cool J) che nei riferimenti stilistici del video (la gattina che richiama la pantera nera, l’utilizzo del bianco e nero e delle ballerine, sono tutti elementi che richiamano il suddetto video e il relativo album “Walking With a Panther”).
Nel testo si può cogliere una critica all’atteggiamento misogino e “machista” di quella rap music fatta di catene, muscoli e donne oggetto in bikini, in contrapposizione alla scena più militante di gruppi come i Public Enemy, ospiti del brano con la voce di Chuck D incalzata e zittita da Kim Gordon. La cantante, fra l’altro, avrebbe voluto presentarsi sulla scena con berretto e mitragliatore Uzi, simbolo, secondo la Gordon stessa, dell’appropriazione da parte di una “stereotipata ragazza bianca” della rivincita sociale dei gruppi Black Panther (altro riferimento del videoclip).
David Geffen semplicemente non fu d’accordo.
(Per approfondire la genesi di Goo, leggi anche: “The Oral History of Sonic Youth’s Goo“)
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