Sound Branding di un certo livello.

Quando parliamo di brand identity o brand image, siamo portati a pensare ad aspetti visivi (logotipo, simboli, font, colori…) o verbali; mentre gli altri sensi sono spesso trascurati.

L’udito, ad esempio, può avere un impatto enorme nella percezione di un brand a livello di «connessione emotiva» con i clienti (ciò che John Morgan definisce «brand» in «Brand Against The Machine»).

Il senso dell’udito coinvolge un’enorme quantità di tessuto cerebrale ed è fortemente legato alle emozioni che, come ogni buon esperto di marketing ci insegna, risultano spesso decisive nel processo d’acquisto.

Per «sound (o audio/sonic) branding» s’intende la forma di branding che agisce sull’udito con musiche e suoni originali, costruendo la voce che contribuisce ad identificare in modo immediato il brand e il suo sistema d’offerta.

Il logo sonoro (o audio logo) è il fratello minore del logotipo: entrambi svolgono la funzione di identificare un brand, un prodotto o un servizio, aiutando a rendere la brand identity più completa, riconoscibile e memorabile.

Qualche esempio…

Il video che ho montato qui sotto, si apre con il design, ad opera di Hans Zimmer, dell’ambiente sonoro perfetto all’interno della linea «electrified» di BMW.

Tra gli altri esempi di audio logo, c’è quello di Intel, considerato da molti il marchio sonoro più memorabile (il primo ad essere registrato), composto dal musicista austriaco Walter Werzova nel 1994 e aggiornato nel rebranding di qualche anno fa.

«TA-DUM»!

La genesi dell’audio logo di Netflix è stata svelata recentemente dal podcast «Twenty Thousand Hertz», smentendo le voci sull’origine tratta dal finale della seconda stagione di House of Cards (in cui Kevin Spacey batte il pugno sulla cattedra).

In realtà è stato creato dal sound designer Lon Bender, il quale ha avuto come brief progettuale qualcosa tipo: un suono che raccontasse in 3 secondi una storia di intrattenimento, con un pizzico di tecnologia, avendo come parametri di riferimento concetti tipo «tensione, risoluzione, eccentricità»

Il risultato è una combinazione di musica e suoni ottenuti dalla percussione dell’anello nuziale di Bender su un mobiletto e altre cose tipiche del mondo degli effetti sonori cinematografici. 
Con un finale che dà l’idea di qualcosa che sta sbocciando/iniziando, ottenuto digitalizzando e ritoccando una frase di chitarra di Charlie Campagna (altro compositore di colonne sonore).

Il cerchio sonoro «di un certo livello» si chiude con la seconda versione del logo di Netflix: quella più lunga che accompagna la visione nelle sale e che è stata creata sempre dal leggendario compositore citato all’inizio: Hans Zimmer.


PS Il logo sonico extra bonus alla fine del video, ti ricorda che volendo, nel suo piccolo, anche la «Playlist su Misura®» di ilRicky racconta in Musica il tuo brand.

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