Stranger Things: soundtrack di un «Certo Livello».

«Sia lode» alle belle serie tv che fanno riscoprire la cultura musicale degli anni ’80!

Primo piano di Max in Stranger Things 4

Ho finito di vedere la prima parte della quarta stagione di «Stranger Things» insieme a mia figlia. 

Negli anni ’80 ero un adolescente, quindi vivo i riferimenti musicali e cinematografici presenti nelle 4 stagioni della serie, in modo differente rispetto a mia figlia, adolescente oggi.

Per questo motivo penso che questa sorta di «revival-non-revival» transgenerazionale suscitato dai Duffer Brothers (ideatori della serie) e coltivato da una clamorosa comunicazione multicanale, rappresenti un caso studio incredibile.

Da superfan della Musica di un Certo Livello, ho apprezzato veramente tanto il clamore relativo alla (ri)scoperta di una canzone bellissima come «Running Up That Hill» di Kate Bush (1985), in quest’ultima stagione di Stranger Things.

Senza spoilerare niente, penso che quel pezzo, che parla di quanto sia difficile capirsi tra uomini e donne, sia la colonna sonora perfetta per raccontare il particolare periodo vissuto dal personaggio di Max all’inizio di questa quarta serie di episodi.

Kate Bush viene anche citata direttamente nei dialoghi, quasi come se gli sceneggiatori avessero voluto tributare un ulteriore «credito» all’artista. Nell’attuale epoca di musica liquida, in cui è più difficile che si vadano a leggere informazioni e riconoscimenti vari durante l’ascolto, penso che la citazione acquisti un valore in più. 

Leggendo alcuni commenti, ho scoperto ad esempio che qualcuno ignorasse il fatto che i Placebo (esecutori di una bellissima cover del pezzo, una ventina d’anni fa) non fossero gli autori di quella canzone. (Nonostante quell’album s’intitolasse per l’appunto «Covers»).

In realtà sono tante le serie tv disponibili su Netflix che hanno delle colonne sonore di un certo livello.

Rimanendo nelle ambientazioni degli anni ’80, oltre alle perle della new wave rispolverate dalle precedenti stagioni di «Stranger Things» (tra le quali, Echo & The Bunnymen, Duran Duran, The Psychedelic Furs, Devo, Fad Gadget, New Order e Joy Division), citerei sicuramente il rock e la psichedelia di «Freaks and Geeks» e il tripudio pop della bellissima serie «Glow».

(Ovviamente ho raccolto le colonne sonore non originali di queste serie tv in una playlist su Spotify:

Cambiando ambientazione e decennio musicale, sempre su Netflix si possono ascoltare canzoni di un certo livello anche tra gli episodi di «The End of the Fxxxing World», «Flaked» e «The Get Down» (almeno riferendosi alle migliori serie recensite da «Favourites on Netflix»).

Tornando a Kate Bush, nell’episodio 11 della terza stagione di «The Handmaid’s Tale» ci sono questi 5 minuti favolosi raccontati dalla voce e dalla musica dell’artista inglese con un altro brano stupendo, «Cloudbusting», contenuto sempre in quello stesso album del 1985 («Hounds of Love»).

La fama ritrovata da «Running Up That Hill», però, è veramente singolare; probabilmente dovuta anche al fatto che la canzone (sempre senza spoilerare) ha un ruolo fondamentale nell’evoluzione della storia raccontata in Stranger Things.

L’unico elemento di riflessione un po’ triste riguarda forse la solita riflessione sul rapporto tra autore e remunerazione e in generale su come siano cambiati i modelli di business della «Rockonomics».

Il fatto che venga comunicata la notizia del successo del brano, parlando di «canzone balzata in cima alle classifiche», suona sempre un po’ strano a me che sono cresciuto nell’era analogica per poi vivere tutte le principali trasformazioni tecnologiche e culturali in campo musicale. 

In generale, il fatto che le vendite (con i relativi «dischi d’oro» o «di platino») oggi comprendano anche (e in percentuali sempre più alte) i semplici ascolti di tracce e interi album, basandosi su criteri un po’ assurdi (n. ascolti in streaming a pagamento = «vendita»), secondo me contribuisce a dare sempre meno «valore» (e revenue) agli artisti e agli autori, a favore invece della «distribuzione».

Comunque, non facciamoci deprimere troppo e concludiamo con la considerazione che, grazie a Stranger Things e ad altre serie tv di un certo livello, oggi qualche giovane avrà ampliato i propri orizzonti musicali oltre la «trap» e il «reggaeton» (che continuano comunque a spopolare imperterriti nelle classifiche settimanali delle «Top Songs» italiane di TikTok).
(E magari anche qualche non-giovane che ha sempre pensato che gli anni ’80 fossero solo Sandy Marton e Sabrina Salerno…).


PS A parte le serie tv, ben venga ovviamente ogni esempio di influenza positiva, quando genera questo tipo di riscoperte.
I cosiddetti «reaction videos» di YouTube rappresentano una categoria molto interessante in tal senso.
Ad esempio, lo stesso exploit di Kate Bush lo aveva avuto anche Phil Collins un paio di estati fa grazie al canale dei due giovani fratelli Tim e Fred Williams di «TwinsTheNewTrend»: anche in quel caso, milioni di visualizzazioni e «In The Air Tonight» di nuovo in classifica.

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